Messaggio di Mons. Giancarlo Petrini in occasione della Messa per il trigesimo della salita al cielo di don Luigi Valentini

La trascrizione del saluto iniziale e dell'omelia di Mons. Giancarlo Petrini in occasione della Messa per il trigesimo della salita al cielo di don Luigi Valentini celebrato il 4 aprile 2020

 

Saluto iniziale:

Carissimi amici ci ritroviamo in questa maniera inusuale, per celebrare la Santa Messa ricordando in modo speciale, nel giorno di oggi, il Trigesimo di Don Luigi Valentini.

Vorrei ricordare alcune impressioni ricevute da quasi 60 anni di convivenza con Don Luigi, prima a Fermo nella Parrocchia di San Michele Arcangelo (io ero parrocchiano di quella parrocchia e lui era Vicario del parroco), e poi nella Casa dello Studente, nel Movimento di Comunione e Liberazione.

Ricordo che è lui, Don Luigi, che ha dato inizio al movimento di Comunione e Liberazione a Fermo, ma anche ha dato inizio della Missione in Brasile.

Ricordo alcune sue caratteristiche, molto sinteticamente:

- un entusiasmo per il carisma di Giussani eccezionale, che sempre diceva “Se non avessi incontrato il carisma di Giussani, non avrei saputo vivere bene il mio sacerdozio”.

- uno spirito missionario che ha portato, immediatamente, fin dall’inizio, il movimento in tutte le Marche, poi a Bologna, Roma, Perugia, dove c’erano già dei segni con gente del fermano in queste città e Don Luigi visitava sempre queste realtà.

- Poi un’altra cosa che mi piace ricordare in questo momento è la sua grande Fede, una fiducia nel disegno del Signore che sempre conduce a un Destino Buono anche quando alcune circostanze sembrano dire il contrario.

- Poi ancora uno spirito positivo e gioioso: lui poteva avere davanti a sé anche dieci problemi, ma se c’era un motivo per rallegrarsi, la gioia prendeva il sopravvento e rimanevano indietro le lamentele, anzi non era certo una persona che si lamentava della vita, della salute, degli acciacchi o delle cose che non andavano bene.

- Poi la sua dedizione eccezionale ai bambini, soprattutto dopo che ha smesso di fare il parroco ed è ritornato in Italia e ha iniziato questa grande opera che è “Condividere”, per cui a San Paolo e a Belo Horizonte, a Brasilia, a Salvador de Bahia, a Buenos Aires, ha creato e ha continuato a seguire per anni e anni, fino a poco prima di ammalarsi, e speriamo che continuerà attraverso l’Opera di Condividere Onlus ciò che lui ha iniziato, tutte queste opere soprattutto dedicate ai bambini e poi con il tempo agli adolescenti e un gruppo di persone di età più avanzata.

Infine mi piace ricordare una caratteristica che mi impressionava tanto: la sua passione nel coltivare i rapporti; era impressionante il tempo che passava al telefono (ai tempi in cui il telefono era il grande mezzo di comunicazione, ma anche dopo attraverso gli altri strumenti dei media sociali), il tempo che passava a coltivare i rapporti anche con persone che non vedeva da anni o comunque da molto tempo.

Quindi sinteticamente direi che Don Luigi è un segno, per noi tutti e per molta altra gente, della Presenza di Gesù Cristo tra di noi attraverso la sua persona. Il Signore ha preso l’iniziativa con lui per guidarlo, per condurlo, per muovere i passi che non aveva mai pensato di fare quando era più giovane, ma ha preso l’iniziativa con moltissima gente attraverso di lui (attraverso Don Luigi), si è servito di lui, è un segno e un segno sempre indica qualcos’altro; Don Luigi è un segno che indica il Mistero di Dio che ci ama e che ci chiama.

Infatti Don Luigi era sempre attento a indicare un passo in più alle persone che incontrava, come una risposta in più che la persona poteva dare a Gesù che stava chiamando.

E se abbiamo conosciuto qualche limite nella persona di Don Luigi, possiamo comprendere anche questo come un Dono che Dio ci fa, un Dono, perché è attraverso il limite che noi riconosciamo che il segno è un segno e quello che ci interessa è ciò che il segno indica, quell’infinitamente di più e grande, cioè, per andare oltre il segno, al Cuore di Gesù Cristo.

Una volta Giussani disse: “E’ bene che il segno manifesti i suoi limiti in modo che la persona sia quasi obbligata a capire che c’è  Qualcosa che va al di là del Segno, perché è quello che sta al di là del segno che interessa.

 

Dall’omelia:

Il Mistero di Dio che ha fatto tutte le cose è diventato un uomo per scendere fino a noi e fino alle situazioni più basse che un uomo può vivere, come le situazioni di abbandono, di sofferenza, di sfascio per così dire. Poi, però, è risuscitato e salito al cielo, e siccome ci abbraccia con forza e noi siamo attaccati a Lui, perché gli apparteniamo a partire dal Battesimo, ci porta con Sé in questo movimento di riscatto, e ci porta verso l’alto fino in cielo, non solo in Paradiso alla fine dei tempi, ma già ancora in vita a una nuova possibilità, a una nuova tappa della nostra storia umana.

Per me e per Don Luigi una grazia:  incontrando il Carisma di Don Giussani, abbiamo incontrato un modo nuovo di conoscere Gesù, ma come è successo per tanti di noi, come è successo per Pietro, per Paolo, per Andrea, per Francesco di Assisi e così via.